DI TRATTORI, LEGGI EUROPEE E PREZZI DEI PRODOTTI AGRICOLI

L’attuale protesta degli agricoltori con tutto il clamore mediatico che nel bene e nel male ne è scaturito, mi ha necessariamente spinto a voler approfondire la radice di questa protesta e per svariati motivi. Il primo è dato dal fatto che da consumatore ma anche da produttore di un alimento base nella nostra cara Italia (il pane) mi trovo spesso ad avere a che fare col tema Prezzi; il secondo è che da quando abbiamo deciso di mettere in campo il grano, ci siamo rivolti ad un’azienda agricola che lavora la terra anche con l’uso del trattore, strumento necessario e utilissimo.

Quelle che seguono non vogliono essere spiegazioni di quanto ho letto e di quanto ho potuto capire su quello che sta succedendo ma delle risposte ad alcune domande/questioni che mi ponevo da un pó.

Quello che mi perplime della protesta riguarda la transizione ecologica, additata come una delle responsabili dei problemi che opprimono il settore agricolo ormai esausto da ogni punto di vista, compreso appunto quello ambientale che ha una tassativa necessità di cambiare rotta. Io vengo da una parte d’italia notissima per essere una delle più grosse zone di produzione Vinicola sia su piccola che su grandissima scala. Tantissime aziende, tantissime persone occupate, tantissime vigne, tantissimi trattamenti sulla vigna e in vigna, tanto che a volte l’aria non sa solo di mosto né di violetta. Saranno necessari tutti questi trattamenti che ammorbano l’aria, e che per forza finiscono anche nei bicchieri di una delle zone di Italia dove non solo si imbottiglia ma anche tanto si beve vin perché fa fortemente parte di una vocazione lavorativa e umana?

Non so, ma sicuramente so che di modelli di agricoltura ce ne sono tanti e alcuni di questi non prediligono trattamenti su trattamenti e io prediligo loro! E perche?

La risposta a questa domanda mi riporta subito al discorso dei prezzi di cui parlavo poco sopra. Il prezzo dei prodotti agricoli credo infatti che sia il nodo fondamentale di questa faccenda. Sicuramente è quello che da produttore e consumatore ha occupato maggiormente i miei pensieri.

Gli agricoltori guadagnano troppo poco. Spesso lavorano in perdita, spesso il prezzo non è deciso da logiche stabilite da produttori e compratori, dalla domanda e dall’offerta o da ‘un senso’ ma da interpreti della scena che giocano d’azzardo e a rimetterci sono proprio loro: gli agricoltori che però sono anche quelli che si spaccano di più la schiena e non solo in questa scena.

Da una parte ci sono loro, quelli che producono il cibo che mangiamo (me compresa), d’altra ci siamo noi che quel cibo lo acquistiamo e spesso ad un prezzo sempre più basso.

Penso quindi al valore del cibo, a quello che è e a quello che gli diamo ogni volta che decidiamo cosa e dove comprare.

E penso anche ad una tracciabilita del prezzo che penso dovrebbe essere regolamentata esattamente e seriamente come la tracciabilita del prodotto. Se oltre a sapere dove e come il cibo viene prodotto, i consumatori potessero tracciare dove e come è distribuito il prezzo di quel prodotto e quindi a chi dare i propri soldi, forse le cose potrebbero essere differenti.

Questa è una questione che ci riguarda tutti in quanto consumatori di cubo, in quanto consumatori di prodotti che derivano in maggioranza da una terra che sta facendo “rumore” così come la fanno quelli che sulla terra ci vivono, lavorano, sudano.

Ognuno di loro, ognuno di noi spero che possa sempre metterci il senso alla base delle cose oltre che la faccia e il carburante per arrivare fino a Roma e che un cambiamento di rotta avvenga perché lo trovo necessario. 

Ore vuar

Intanto la Primavera è alle porte

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